Blocco dei Tir. La rivolta del centro-destra siciliano?
Il blocco dei Tir siciliani sembra essere un pallido ricordo rispetto a ciò che l'isola mostrava appena una settimana addietro, con gli scaffali dei supermercati vuoti e i distributori di benzina a secco.
Non sappiamo se questa che ci apprestiamo a vivere - i blocchi della settimana dal 16 al 20 gennaio sembrano essere il preludio di un focolaio difficile da spegnere - sia una vera "primavera siciliana" sappiamo solo che regna un autentico malcontento popolare, ma non abbiamo certezza che la politica sia davvero estranea a questo movimento di protesta.
Le storie dei singoli leader dello sciopero - Giuseppe Richichi, Mariano Ferro e Martino Morsello - riconducono a un unico filo conduttore politico che fa capo alla destra siciliana.
Richichi, noto capo degli autotrasportatori siciliani da un ventennio, si presentò nel 2003 alle elezioni per il rinnovo della Provincia regionale di Catania sotto il simbolo della defunta Alleanza Nazionale, Martino Morsello ha militato per diversi anni nel Psi, per poi candidarsi in una lista di stampo autonomista e poi solidarizzare con Forza Nuova.
Discorso analogo per l'imprenditore agricolo di Avola, Mariano Ferro, tesserato con Forza Italia, poi successivamente legatosi al Mpa di Lombardo, con mire precise alla candidatura per il rinnovo della Camera nel 2008.
Ombre inquietanti sono anche quelle legate alla mafia - l'arresto del Forcone Gagliano e la presenza di Enzo Ercolano nei frangenti più caldi della protesta - non fanno presagire nulla di buono, ma rafforzano sempre l'antica consuetudine che la destra vada sempre a braccetto con la delinquenza.
Ovviamente non è così. Molti esempi di siciliani perbene, da Francese a Borsellino, erano uomini di destra che fecero della legalità il loro vessillo, ma tutto ciò non conferisce autenticità a un movimento nato davvero per portare avanti delle istanze sicilianiste dimenticate dai vari governi nazionali.
C'è poi, senza trascurare ciò, una sottile linea di stampo indipendentista e autonomista che anima il movimento, il quale rivendica giuste cause ma che scadono inesorabilmente in delle contraddizioni che minano profondamente la credibilità di esso.
E come capitò per il vecchio Mis, non vorremmo che ciò accada anche a Forza D'Urto, sperando che, a distanza di quasi settant'anni dalla nascita del movimento per l'indipendenza della Sicilia, un vento nuovo possa spirare su di esso.
Non ci aspettiamo dei nuovi Finocchiaro Aprile, e neanche nuovi Lombardo, il quale governo ha dimostrato ancora grossi limiti nel rappresentare i siciliani, ma dei leader che prescindano le origini e la cultura politica a favore dei siciliani e della legalità.
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