Moralismi alla D'Alema
La lite scatenatasi all’interno degli studi del programma “Ballarò” condotto da Floris tra Massimo D’Alema e Alessandro Sallusti, con tanto di insulti del primo nei confronti del secondo, come si temeva è caduta nel silenzio più assoluto tipico della cultura progressista.
Come recitava una pubblicità di una nota carta di credito, molte emozioni e sensazioni che prova l’uomo “non hanno prezzo”, un po come quando si vede Massimo D’Alema, ex presidente del Consiglio, presunto comunista e attuale presidente del Copasir, tentare di fare la morale alla politica italiana e in questo caso a un attuale ministro della maggioranza e al suo leader.
In uno di questi momenti di ispirazione moralistica del leader Massimo della sinistra italiana, Alessandro Sallusti, condirettore del “Giornale”, ha replicato alle accuse del presidente del Copasir in merito al caso Scajola, ricordando come costui nei primi anni ’90 fu uno degli indagati per ciò che riguardava l’”Affittopoli” italiana scoppiata in seguito alla concessione di abitazioni date ai politici, pagate con un ridotto equo canone.
D’Alema, in questo caso, dopo aver insultato Sallusti con dei termini indicibili, ricorda come esso- invischiato in quella vicenda- pagava l’equo canone e comunque dopo le indagini della magistratura abbandonò l’abitazione.
Il gesto di D’Alema, ossia quello di pagare un ridottissimo affitto e di avere abbandonato l’abitazione dopo l’indagine della magistratura viene quasi propagandato dallo stesso (in osservanza della logica demagogica insita nella sinistra) come un atto di rara onestà e di grande moralità.
Allo stesso modo, anche il ministro Scajola, non iscritto in nessun registro degli indagati e accusato finora solo dalla stampa ma non dalla magistratura, ha preferito, saggiamente, rassegnare le dimissioni in modo tale da permettere alla magistratura di svolgere serenamente le proprie indagini e al ministro stesso di difendersi meglio.
La figuraccia di D’Alema, il quale, in seno ai moralismi, ha sempre fatto cilecca (ricordiamo che la morale del progressista in questione andò a farsi benedire proprio in occasione della bicamerale, quando l’apporto del centrodestra e di Berlusconi venne ritenuto fondamentale) viene stavolta “impreziosita” dalle volgarità con cui si è rivolto al giornalista Sallusti.
Ci si aspettava, a pochi giorni dal fattaccio, un serio intervento della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) non tanto nei confronti del politico D’Alema quanto nei confronti del giornalista D’Alema reo di sproloquio.
Su quel versante, come era ampiamente auspicabile, il silenzio più assoluto, come era prevedibile anche nei banchi della sinistra e dei suoi rappresentanti.
Solo l’associazione nazionale stampa indipendente, “Lettera 22”, ha fatto notare questo scandaloso silenzio su una vicenda di dubbio gusto.
E se al posto di D’Alema ci fosse stato Berlusconi? ai nostri lettori l’ardua sentenza.
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